Le rovine sono luoghi dell'anima.
Ci restituiscono qualcosa che un tempo era nostro, qualcosa che ci è stato tolto che ci è mancato a morte, a nostra insaputa, inconsciamente. Diroccate sono ancora più belle, più evocative, più permeabili e accessibili, con il sole che ne riarde i contorni, ne accentua i contrasti e gli intarsi, ci riporta indietro di mille e più anni.
Ad Atene, in primavera, i resti dell'Agorà sono presi d'assalto dai papaveri e dalla camomilla. In qualche modo, questi luoghi eterni si fanno terreni. Anche quando il custode è un ometto ombroso, egoista, e ti caccia via prima dell'ora di chiusura, e i turisti (gli altri) sbucano da ogni parte, assaporare in silenzio il dolce senso di straniamento e di attraversamento spazio-temporale non è sempre così facile... Neanche questo può offuscare il sentimento di contemplazione delle rovine in una giornata di sole: una delle gioie, preziose e fiere, dello stare al mondo.
Atene, i resti dell'Agorà a primavera - Foto di Elisa Chisana Hoshi |
Il rosso dei papaveri. Il giallo della camomilla. Un profumo di tisana, sospeso nel vento, vento caldo che fa oscillare le micce dei fiori non ancora sbocciati. Tra i loro steli s'intravede l'Acropoli. Una delicata ecfrasi di bellezze naturali che accompagnano le azioni umane. Una lirica greca per immagini.
Sapere che qualcuno sedeva, passeggiava, si illudeva in quegli stessi luoghi, tanto tempo fa, con tutto un bagaglio di sogni, aspettative scenari e problematiche che non gli sono sopravvissuti, ci mostra un altro tratto prezioso e caduco del nostro essere mortali. Come un volto incontrato già in sogno, intravisto da lontano, dietro a una finestra appannata, dai colori sfumati, raccogliere quest'eredità mai del tutto persa...
Atene, papaveri tra i resti dell'Agorà a primavera - Foto di Elisa Chisana Hoshi |
Anche nel Tempio di Giove, ai piedi dell'Acropoli, la camomilla s'insinua tra le rovine. Tra le fessure porose della pietra il profumo del prato si posa e indugia come una carezza indolente, e un'aura di serenità cammina per mano a quelle enormi colonne bianche, ferrose, piene di grazia, con i loro pieni e vuoti cesellati dal vento che soffia dal Pireo. Serenità, bellezza!
Quanto amo Atene vista da qui.
Queste rovine in fiore mi suggeriscono sempre un sogno... Un sogno di bellezza, eterea e peritura, come un pensiero dimenticato, un amore ancora da amare, una parola a fior di labbra.
Atene, i resti dell'Agorà a primavera - Foto di Elisa Chisana Hoshi |
Cara Elisa, mi sono sentita trasportare ad Atene, respirando a pieni polmoni, il sapore ed il profumo del vento, circondata da papaveri e margherite, ammirando i giochi di luce di un tramonto ardente, che colora tutto, dando una nuova vita ai miei orizzonti, sole dolce che apre i miei occhi affascinati, ed ombre che delineano, sotto i miei piedi, le forme di colonne, che provo a saltare, immersa nella serenità, che bello poter viaggiare, e che magico, poter viaggiare tramite gli'occhi degli scrittori, in questo caso tu.
RispondiEliminaGiulia R.
Che bello, Giulia, sapere di aver viaggiato, così, insieme a te! Benvenuta
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