Una città in bianco e nero, rigorosa ed elegante. Eterea e immobile. Silenziosa e marmorea. Un po' fatata e un po' disabitata. Ecco la Istanbul di Josef Hoflehner.
In queste foto ho ritrovato l'anima più profonda e meditativa di Istanbul, che è per sua stessa natura una città di contrasti. Una città moderna e insieme arcaica, incredibilmente caotica ma anche solitaria ed assorta, tra il canto dei mufti e il clacson dei taxi che ingorgano le sue vie. Una città colorata ma anche straordinariamente grigia, specie d'inverno, quando un vento gelido soffia dall'Ucraina e rimbalzando sul Mar nero raggiunge le sponde di un Bosforo coperto da una fitta foschia opaca.
Più volte accostato a Michael Kenna, per via del suo bianco e nero intenso e minimale insieme, Josef Hoflehner nasce in Austria nel 1955 e a vent'anni prende in mano la sua prima macchina fotografica, inizia a viaggiare in tutto il mondo. Le sue immagini, realizzate su pellicola analogica, sono affascinanti e misteriose, silenziose e minimali: sono bidimensionali e in qualche modo ottocentesche, si nutrono di riflessi e di contrasti. Si nutrono di luoghi, non di volti.
Regna un equilibrio statico eppure narrativo. La luce è quella di un bianco e nero morbido, il taglio inesorabilmente quadrato: le immagini a-temporali sono brevi liriche, in grado di trasmettere un senso di irreale ieraticità. Come nel caso di Istanbul, vuota e silenziosa come non mai.
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